L'Organo: "Mi presento"
Il termine
"organo" deriva dal greco "organon" (organon), attrezzo, strumento, in
particolare riferito a strumento musicale.
Nell'Antico Testamento,
troviamo 12 volte questo termine tra i due libri delle Cronache e i Salmi, col
chiaro significato di strumento musicale, in particolare a fiato, ma ancora
lontano dal significato attuale.
Nella traduzione latina
"Volgata" troviamo il corrispondente termine latino, organum.
Per
esempio, un celebre verso del Salmo 150 dice (cito la versione latina): "Laudate eum in chordis et organo", che la
versione della C.E.I traduce con: "Lodatelo
sulle corde e sui flauti" (cfr. Sal
150,4).
Solo in epoca bizantina
si comincia ad associare questo termine al significato attuale, passando prima
attraverso l'espressione "organon idraulicon" (organon idraulicon),
ossia strumento ad acqua.
Oggi, su un qualsiasi
dizionario di lingua italiana, possiamo leggere: "Strumento musicale a
tastiera in cui il suono viene prodotto
dall'immissione di aria in una serie di canne metalliche attraverso un
mantice".
E' proprio da questa
definizione che partiremo per presentare questo strumento musicale, detto
"il re degli strumenti musicali", per la sua imponenza, la sua
solennità, la sua grandezza (d'altronde, abbiamo appena visto che
"organo" significa "strumento")...
Be'...non sempre è stato così!
2.1 prima, un
po' di storia...
Non credo sia possibile
dare una data di nascita all'organo e nemmeno descrivere la sua storia (e
peraltro non vuole essere lo scopo di queste pagine), tuttavia proveremo a dare
qualche breve spunto.
I progenitori dell'organo
possono essere senz'altro il flauto, il flauto di Pan e la cornamusa.
Una ipotetica data di nascita
dell'organo potrebbe collocarsi nel III secolo a.C. grazie all'invenzione
dell'organo idraulico ad opera di Ctesibio, un
ingegnere greco di Alessandria.
L'aria necessaria a far
suonare le canne, in questo strumento, non viene
prodotta da mantici, che compariranno molto dopo, ma da un sistema idraulico
che si può vedere in figura:
Un recipiente è pieno d'acqua e al suo interno è presente
una sorta di campana con il bordo inferiore non dritto, in modo da consentire
la penetrazione di acqua al suo interno; una pompa permette di soffiare aria
all'interno della campana e la pressione dell'acqua farà sì che questa venga
inviata alle canne con pressione costante (condizione necessaria per ottenere
un suono stabile).
Un altro tipo di organo
idraulico (di cui è presente uno nei giardini del Quirinale)
prevede che l'aria venga prodotta da una cascata
d'acqua, sfruttando questo principio:
Facendo cadere acqua da un recipiente superiore ad uno inferiore, in
quest'ultimo si creerà una corrente d'aria che viene utilizzata per produrre il
suono (giustamente, l'aria, inizialmente presente nel recipiente inferiore,
viene espulsa dal passaggio dell'acqua); inoltre, l'acqua, una volta uscita dal
recipiente superiore, fa girare una ruota collegata a un meccanismo che
permette all'organo di suonare, con lo stesso principio del carillon.
Non conosciamo le
vicende che abbiano portato alla sostituzione del
sistema di alimentazione idro-pneumatico, col sistema
esclusivamente pneumatico; forse per un periodo i due sistemi possono essere
coesistiti, magari riservando il sistema esclusivamente pneumatico per
strumenti piccoli, da portare a tracolla o da posare su un tavolo, come ci mostrano
numerose iconografie, e il sistema idraulico per strumenti più grandi.
Sappiamo che nei primi
secoli dopo Cristo, questi strumenti risuonavano nei teatri e nelle fiere e
accompagnavano anche le persecuzioni dei cristiani.
In Occidente, in
seguito, abbiamo alcuni secoli di oblio tra il V e l'VIII fino al 757 anno in
cui si racconta che Pipino il Breve ebbe in dono un
organo da Costantino V.
Non sappiamo molto sulle sue caratteristiche, ma certamente era uno strumento a
mantici (non idraulico), tipico dei palazzi reali bizantini.
Nel IX secolo abbiamo i
primi timidi tentativi di introduzione in chiesa, ma già all'epoche
di S.Francesco d'Assisi e di Dante l'organo era
presente in qualche chiesa come qualcosa di consueto.
A tal proposito, trascrivo queste poche righe tratte da "La legenda di
Santa Chiara" di Tommaso da Celano:
"Ed ecco, all'improvviso,
cominciò a risuonare alle sue orecchie il meraviglioso concerto che si faceva
nella chiesa di San Francesco. (S. Chiara) Udiva i
frati salmeggiare nel giubilo, seguiva le armonie dei cantori, percepiva
perfino il suono degli organi."
Nel IX canto del
Purgatorio di Dante, ai vv 139-144, leggiamo:
"Io mi rivolsi attento al primo tuono,
Te Deum laudamus mi parea
udire in voce mista al dolce suono.
Tale imagine a punto mi rendea
ciò ch'io udiva, qual prender si suole
quando a cantar con organi si stea".
Non sappiamo se il
termine citato nei due brani si riferisca a generici
strumenti o proprio all'organo, tuttavia la presenza dell'organo in molte
chiese e conventi in quegli anni, ci fa propendere per la seconda ipotesi.
Nel XVI secolo, col
Concilio di Trento, esso raggiunge un ruolo più stabile nella Chiesa:
"La Chiesa riconosce l'organo come suo strumento musicale, sommamente
adatto all'indole e alla natura del canto sacro (Sacrosanti Concilii
Tridentini)".
Pio XI, nella
Costituzione Apostolica "Divinis Cultus Sanctitatem",
sosteneva:
"L'organo è lo strumento musicale tradizionale della Chiesa, che per la
sua meravigliosa grandiosità e maestà fu stimato degno di sposarsi ai riti
liturgici, sia accompagnando il canto, sia diffondendo armonie soavissime
durante i silenzi del coro".
Ma è nel Concilio
Vaticano II che troviamo una canonizzazione solenne di questo strumento :
Il Sacrosantum Concilium
afferma espressamente, all'articolo 120:
"Nella Chiesa Latina l'organo a canne sia considerato con grande onore,
come strumento musicale tradizionale il cui suono è in grado di aggiungere un
notevole splendore alle celebrazioni liturgiche e di innalzare decisamente gli
animi a Dio ad alle cose celesti".
C'è purtroppo da
rilevare che questo onore non sempre viene
riconosciuto: troppi strumenti giacciono nelle cantorie o nei depositi,
abbandonati dall'incuria, dall'usura e dalle manomissioni e ad essi vengono
preferiti i più economici (ma non "...in grado di aggiungere notevole
splendore alle celebrazioni liturgiche ...") strumenti elettronici.
Partiamo dalla definizione del dizionario (che ricordo: "Strumento musicale a tastiera in cui il suono viene prodotto dall'immissione di aria in una serie di canne metalliche attraverso un mantice").
L'organo è uno strumento ad aria (che qualcuno
erroneamente definisce "a fiato"), appartiene alla classe degli
"aerofoni".
Uno o più mantici, un
tempo azionati a mano da volenterosi "tiramantici" (o "follisti") e oggi da elettroventilatori,
forniscono l'aria necessaria.
Dei condotti (portavento) immettono la corrente d'aria in una
cassa, detta somiere che la suddivide per note e per registri.
Una o più tastiere,
simili a quelle del pianoforte, permettono di selezionare le note desiderate e
comandano delle valvole, chiamate ventilabri (per mezzo di sistemi
meccanici, pneumatici o elettrici, dette trasmissioni) che mettono in
comunicazione il somiere con le canne che producono il suono.
Inoltre, appositi
comandi permettono di selezionare i registri desiderati, allo scopo di variare
il timbro dello strumento.
Possiamo paragonare
l'organo all'apparato vocale del corpo umano, con i polmoni rappresentati dal
mantice, bronchi e trachea dai portavento e dal
somiere, laringe, corde vocali e bocca dalle canne.
Il tutto coordinato dal cervello (tastiera e organista) mediante il sistema
nervoso (trasmissioni).
La differenza è che,
mentre il nostro apparato vocale è in grado di variare altezza e timbro, la
singola canna può emettere una sola nota e di un solo timbro (flauto, viola, tromba,
ecc.)
Concludiamo il
capitolo, presentando alcuni strumenti utilizzati per sostituire l'organo ove
non c'è o non funziona; tra essi citiamo l'armonium e
l'organo elettrico o elettrofono.
L'armonium (o harmonium) è uno strumento inventato
da Grenié nel 1810 col nome di orgue
expressif (organo espressivo), perfezionato
e brevettato da Debain a Parigi nel 1848; appartiene
alla famiglia delle fisarmoniche o delle armoniche a bocca, avendone un principio
di funzionamento simile: l'aria, prodotta da mantici azionati a pedale (in
certi modelli, oggi è presente l'elettro ventilatore), mette il vibrazione una serie di ance controllate dalla tastiera.
Anche qui, come
nell'organo, è possibile variare il timbro dello strumento facendo suonare una
fila o un'altra di ance mediante appositi registri.
Fratello minore
dell'organo, viene spesso chiamato organo o organo
piccolo (petite orgue), ma in realtà è uno
strumento vero e proprio e non sarebbe tanto corretto collocarlo tra i
surrogati dell'organo: musicisti come Franck, Guilmant, Karg-Elert o Vierne hanno composto musiche per armonium.
Ben diversi sono
l'organo elettrico e l'organo elettronico: essi appartengono alla famiglia
degli elettrofoni (etimologicamente,
voce prodotta da elettricità) e poiché l'organo è, invece, un aerofono,
ciò è sufficiente a dimostrare che questi strumenti NON sono organi.
Il funzionamento in
sostanza è il seguente: un generatore (elettro-meccanico o elettronico)
produce dei segnali elettrici (delle vibrazioni) che, attraverso la pressione
dei tasti, vengono inviati al formatore del suono
che li "filtra", inviando ad un amplificatore, e quindi
all'altoparlante, le giuste armoniche con la giusta intensità per i determinati
timbri. Infatti, le vibrazioni elettriche prodotte dal generatore contengono
tutte le armoniche e con la stessa intensità.
La differeza
tra un organo elettrico ed uno elettronico può collocarsi nel tipo di
generatore utilizzato.
Nei primi modelli, chiamati organi di Hammond (dal
nome dell'americano, Lorenz Hammond,
che li inventò nel 1932), esso è elettro-meccanico e, cioè, produce i segnali
attraverso delle ruote che girano in un campo magnetico (un funzionamento
simile al grammofono, per dare un idea); nei modelli
attuali è elettronico, e quindi produce i segnali attraverso circuiti RC (di
resistenze e condensatori) e altre sofisticate apparecchiature o, nei modelli
più moderni, digitalmente:
Per ogni registro, vengono registrate alcune note campione da un organo a
canne; un microelaboratore ricava la forma d'onda nell'arco di un periodo e la
giusta frequenza per ogni nota; abbassando un tasto, l'onda acustica viene
iterata (ripetuta).
Questi strumenti vengono erroneamente chiamati organi, anche se vi hanno poco
a che fare se non per una vaga somiglianza (da un punto di vista estetico si
presentano, infatti, con una consolle del tutto identica a quella dell'organo)
e per un vago tentativo, riuscito molto in parte, di imitarne il suono.
Una sostanziale
differenza, a parte, ovviamente, la mancanza di canne, è data dal fatto che in
un organo, per ogni nota, si percepiscono tanti suoni quanti i registri
inseriti (suonando altrettante canne); in un elettrofono,
invece, si percepisce un unico suono, dato dalla risultante dei singoli suoni,
essendo prodotto da un'unica sorgente sonora.
Vi sono, inoltre, alcuni ulteriori inconvenienti:
A causa di questi
inconvenienti, questi strumenti non sono in grado di sostenere bene un coro; a
tal proposito, io stesso sono stato testimone di questo episodio:
Accompagnai un amico organaro per una manutenzione.
C'era una messa, ma l'organo non era ancora pronto e così usarono una tastiera
elettronica, mentre noi risolvevamo gli ultimi problemi dell'organo,
rimettendolo in funzione; quindi, invitammo con un cenno l'organista a
continuare l'accompagnamento liturgico con l'organo.
Da quel momento notammo che chi cantava non stonava più!
E' vero che la
tecnologia va avanti, ma non credo ci siano molte possibilità di riuscire nella
perfetta imitazione e sostituzione del suono dell'organo.
Per trasportabilità
e costi apparentemente inferiori, questi strumenti stanno soppiantando l'uso
dell'organo e posso dire, come lato positivo, che non necessitano di
manutenzione e accordatura, possono essere adatti per lo studio e, salvo i
problemi esposti, per l'accompagnamento liturgico; tuttavia il loro uso fa fare
un salto indietro nell'estetica musicale e fa perdere (o non fa guadagnare) il
gusto della classica sonorità organistica che solo le autentiche file di canne
possono realizzare; in parole povere, la musica organistica viene
estremamente menomata.
Infine, come tutte le apparecchiature elettroniche, hanno una durata limitata
nel tempo, poi sono da buttare, invalidando la spesa d'acquisto. Un organo,
invece, con le dovute cure, "vive" molto di più.
Per questo motivo ho definito "apparentemente inferiori" i prezzi
degli elettrofoni rispetto a quelli di un organo.
In compenso, la musica
jazzistica riesce benissimo.
Allora, direi, non demoniziamoli, tuttavia...a ciascuno il suo ruolo!
Nel prossimo capitolo,
esamineremo singolarmente ogni parte dell'organo approfondendone il
funzionamento.